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Sagasta, Práxedes Mateo.

Uomo politico spagnolo. Laureatosi in Ingegneria, esercitò per qualche tempo la professione, dedicandosi attivamente anche all'attività politica nelle file del Partito progressista. Esule a Parigi dopo la fallita rivoluzione liberale del 1854, negli anni seguenti andò affermandosi come una figura politica di primo piano e, in connessione col susseguirsi di sommosse, colpi di stato, pronunciamientos che agitarono la vita politica della Spagna, dovette lasciare a più riprese il Paese e nel 1866 subì una condanna a morte in contumacia. Ritornato in patria dopo la rivoluzione del 1868 che aveva portato all'allontanamento dal trono Isabella II, l'anno seguente fu nominato ministro degli Esteri nel governo presieduto dal generale J. Primm. Scrisse il manifesto A la Nacion in cui si dichiarava favorevole a una soluzione monarchica, dichiarandosi in favore di Amedeo di Savoia, durante il Regno del quale (1871-72) fu ministro degli Esteri e presidente del Consiglio. Anche durante la Repubblica, proclamata dopo l'abdicazione di Amedeo di Savoia fu al Governo come ministro dell'Interno e, per qualche mese fu anche primo ministro. Dimessosi in seguito alla restaurazione borbonica nel 1874, assunse la direzione del Partito fusionista. Nel 1881 ritornò al potere a capo di un governo liberale e, tra l'altro, autorizzò la ricostituzione dei sindacati. Negli anni seguenti si alternò al potere con Canavas e Castillo e diede alla propria linea una impronta più marcatamente liberaleggiante dopo la morte, nel 1885, di Alfonso XII che aveva lasciato erede al trono il figlio ancora bambino, sotto la reggenza della madre. Diede immediato avvio a una politica di riconciliazione sociale che prevedeva una maggiore libertà di stampa e di organizzazione politica e sindacale. Nel 1890 istituì il suffragio universale maschile che accrebbe considerevolmente l'elettorato. Nel 1898 dovette fronteggiare l'insurrezione cubana, manovrata dagli Stati Uniti che occuparono militarmente l'isola e nel 1899, al termine della guerra ispano-americana, fu costretto a firmare il trattato di pace con cui la Spagna cedeva le Antille e le Filippine. Ritornò al potere per l'ultima volta nel 1901, dimettendosi nel dicembre dell'anno seguente, quando Alfonso XIII, raggiunta la maggiore età, salì al trono, accentuando le tendenze reazionarie del regime e abbandonando le posizioni di equilibrio tra le opposte tendenze tenute sino allora dalla reggenza, per appoggiarsi all'aristocrazia conservatrice e alle gerarchie ecclesiastiche e militari (Torrecilla de Cameros, Logroño 1825 - Madrid 1903).